Scrivo e cancello. Un’altra volta, tento di redigere e cancello di nuovo. La cosa è che sto cercando il modo di descrivere quello che forse é indescrivibile. Neanche so ancora se le poche ore trascorse a Bruges mi danno il diritto di farlo.
Nonostante ciò, come ho già detto tante volte, raccontare un viaggio è un magnifico modo di rievocarlo, e oggi sento la voglia di far andare la mia mente al vecchio continente per un attimo.
Lunedi 9 marzo. Insieme a mia zia –compagna di viaggio questa volta- ci siamo svegliate a Londra e, dopo una corsa in aereo ed un’altra in treno, siamo finalmente arrivate alla città dei ponti. Bruges, in fiammingo, significa “ponti”.
Dopo essere usciti dalla stazione, si deve camminare soltanto un paio di metri attraverso meravigliosi parchi per entrare in una favola di fate e principesse, dove gli alberi ed arbusti si spogliano ma non perdono le foglie, e dove un Belga che andava in bicicletta gentilmente offre il suo aiuto a due visitatrici che si stavano perdendo.
La mente si fa trasportare un po’ di più mentre avanziamo per le strette strade, circondate da tipici edifici medievali, chiese gotiche e carrozze trainate da cavalli che offrono una passeggiata ai turisti.
Non é passato troppo tempo prima di cadere nella tentazione del famoso cioccolato Belga, una vera carezza per i sensi, ideale per attenuare la fredda temperatura con la quale l’inverno piano se ne andava via.
Quasi per caso, abbiamo trovato la Sint-Salvatorskathedraal –Cattedrale di San Salvatore- l’edificio religioso più antico, in stile gotico, e la sua torre romanica, che in qualche modo ci introduceva a tutte le meraviglie che stavamo per vedere.
Qualche metro al di là, il Grote Markt –la piazza principale- ci ha ricevuto con i suoi edifici, vistosi non solo per la varietà dei suoi colori ed i tetti a due spioventi, ma anche per i particolari dettagli architettonici, soprattutto il Landhuis –Palazzo Provinciale- ed il mitico Belfort –Campanile-, che si può vedere praticamente da tutti i punti della città. Quando mi sono fermata nel centro della Piazza del Mercato, insieme alle statue di Jan Breydel e Pieter de Coninck –personaggi importanti della resistenza contro l’occupazione Francese nel 1302- non ho potuto evitare di viaggiare nel tempo fino al medioevo, quando la città era uno dei punti commerciali più importanti della regione ed in quella piazza si svolgeva la vita economica, politica e sociale, i cavalieri difendevano i loro titoli nobiliari ed i delinquenti erano puniti con forca e ghigliottina.
Proseguendo il cammino dei negozi che vendevano i tipici merletti, siamo arrivate al Burg, l’altra piazza importante della città, dove si distinguono la Heiling Bloed –Basilica del Santo Sangue-, il Stadhuis –Palazzo Comunale- ed il Brugse Vrije –antico Palazzo della Libertà di Bruges, che dopo la Rivoluzione Francese è diventato il Palazzo di Giustizia-, con la sua particolare facciata con statue dorate e finestre rosse.
Quando abbiamo attraversato l’arco situato in un vicolo adiacente al Brugse Vrije, abbiamo finalmente capito perché molte persone conoscono Bruges come la “Venezia del Nord”. In qualche modo diversi da quelli Italiani, i Canali Fiamminghi sono circondati dai classici edifici che ho descritto prima e da una vegetazione che, insieme ai cigni ed alle anatre, offrono una cartolina più colorita e vivida.
Forse, l’immagine più conosciuta della città é quella che si può vedere da Rozenhoedkaai –Molo del Rosario- dove diventa necessario scattare una foto, in particolare quella che rimane impressa nella mente.
Al di là, siamo arrivate alla Onze-Lieve-Vrouwekerk –Chiesa di Nostra Signora- con la sua Madonna di marmo, fatta dal rinomato artista Rinascimentale Italiano Michelangelo.
Per chiudere il pomeriggio, l’idea perfetta è stata ritornare al Grote Markt per sederci in uno dei tanti attraenti bar e ristoranti per degustare un altro classico del posto: i waffles.
E se si tratta di classici Belgi, non possiamo dimenticare una buona birra alla fine del giorno. In questo senso, nel Belgio la birra é sempre all’ordine del giorno, a qualsiasi ora: per pranzo e cena, per prendere qualche cosa alla sera o prima di andare a letto, o semplicemente per accompagnare un’attesa all’aeroporto. C’è da aspettarselo che i Belgi ne abbiano una grande varietà e nella maggioranza dei casi va servita in calici ed, un po’ meno, in grandi bicchieri.
Bruges è una città di piccole dimensioni, ma ha un valore enorme. Ci invita a sognare ed a rilassarci, ad astrarci della pazzia quotidiana delle grandi metropoli per fare spazio al piacere della semplice passeggiata. Basta soltanto un giorno per conoscerla, ma ci lascia con quella voglia di ritornare di tanto in tanto, quando mente e corpo ci chiedono di fuggire per un attimo. E anche se non possiamo farlo spesso a causa della distanza, il dovere e le restrizioni economiche, niente ci impedisce di chiudere gli occhi e viaggiare dove vogliamo. Ed io, mentre conclude questo racconto, sto arrivando a Bruges.
Vani
Anno di viaggio: 2015
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